Nuova avventura nel mondo della pallanuoto per la Rari Nantes Arenzano che, come sappiamo, è stata meritatamente promossa in A2: martedì sono iniziati gli allenamenti, tra giocatori di sempre e new entry.
In prima fila, come sempre, il capitano Alberto Siri, che guida la squadra arenzanese da anni, mettendoci cuore, testa e braccia. La sua doveva essere un’intervista semplice, una chiacchierata sulla nuova stagione, ne è uscita fuori una dichiarazione d’amore nei confronti della pallanuoto.
Com’è andato il primo allenamento? Quali sono le tue prime impressioni?
«È sempre un pizzico emozionante ricominciare. Anche se ormai sono passati tanti anni, ogni inizio è magico, pieno di aspettative, la voglia è tanta.
Il gruppo è valido, lo zoccolo degli ultimi due anni è rimasto praticamente invariato ed è stato integrato da diversi giocatori di ottimo livello. Le premesse per una stagione positiva ci sono tutte».
Quest’anno in A2: quali sono gli obiettivi?
«La serie A2 è un campionato affascinante. Siamo nel limbo tra dilettantismo e professionismo, il livello generale è alto. Non esistono squadre materasso, vittime sacrificali.
Quinto e Imperia sembrano avere qualcosa più delle altre, poi direi che esiste un gruppo di 6-7 squadre, del quale spero faremo parte anche noi, che si giocheranno le posizioni centrali della classifica.
La società e l’allenatore hanno fatto un grande lavoro quest’estate, conciliando esigenze economiche e tecniche, allestendo una squadra che mi fa davvero ben sperare. L’obiettivo deve essere la salvezza, che in serie A2 manca ad Arenzano da ormai 10 anni».
A inizio estate avevi detto che questa sarebbe stata la tua ultima stagione. Confermi?
«Si, confermo.
È giunta l’ora di farsi da parte, dopo venti anni di squadra senior e dieci di attività giovanile tra nuoto e pallanuoto.
La piscina è per la mia vita come la chiesa nel villaggio. Il punto di riferimento, l’allenamento che diventa lo spartiacque tra scuola prima, università poi, lavoro adesso. Sempre presente, costante. I sabati persi tra trasferte improbabili e cene in autogrill, vittorie e sconfitte che si inseguono in un balletto infinito. Lo sport, la cosa migliore che l’uomo abbia mai creato.
Eppure anche le cose migliori hanno una fine, e finire ora nel pieno delle forze con una eventuale soddisfazione della squadra sarebbe la perfetta chiusura del cerchio»
Qual è il tuo obiettivo personale di questa nuova stagione?
«Il mio obiettivo personale è semplice, lo stesso di tutti questi anni.
Amo lavorare per il gruppo, essere, come dice il mio allenatore storico Rosario, una sorta di collante tra le diverse anime che galleggiano in un gruppo variegato per età e provenienza, mettermi a disposizione. Sono un gregario travestito da capitano, non sono un giocatore che ruba l’occhio ma so perfettamente cosa serve alla squadra in qualsiasi momento.
Amo dare un esempio ogni giorno, allenandomi sempre come fossi un ragazzino. Anche se certe sere preferirei essere sulla Luna piuttosto che tra le corsie a nuotare avanti indietro, magari a dicembre, con freddo fuori, tornato in fretta e furia dal lavoro. Ma ogni piccolo sacrificio che dai alla pallanuoto, torna indietro sotto forma di soddisfazione. E la soddisfazione più grande per un capitano è vedere che prima che un gruppo di bravi pallanuotisti, siamo una squadra. La sfida di quest’anno è fare integrare tutti nel modo migliore. Perché solo così possiamo raggiungere il risultato che ci siamo prefissati».
E poi cosa farai?
«Sul futuro non so, pensare che la piscina sparisca dalla mia vita improvvisamente un po’ mi spaventa. Non credo succederà. Nicola, il mio presidente, e Andrea, l’allenatore, mi vorrebbero con loro in altre vesti per dare una mano. Credo mi sara difficile dire di no. Ma vedremo. Ora c’è un anno intero da affrontare».