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Calcio amarcord Arenzano: è il cinquantenario della fondazione, facciamo un tuffo nei mitici anni ‘6o

Lo spirito battagliero insito nella poesia di Giosuè Carducci, incisa sopra i portici del vecchio Comune e scritta dal “vate”, nel 1889, in omaggio alla cittadina rivierasca, ma anche del Conte Figoli nella cui villa era ospite, sono parte integrante del carattere degli arenzanesi, gente anticonformista ed un po’ chiusa come tutti i liguri, aperta tuttavia ad affrontare nuove avventure.

E’ da un’idea di alcuni ragazzini, che davano calci al pallone fra i prati di via Manni o sul lastricato di “Nastré” (quando il campetto dell’oratorio alla “Rue” non era disponibile), che nasce la prima squadra di calcio di Arenzano: è il 1962, le maglie sono gialle e per due anni l’iscrizione, grazie all’avv. Antonio Calcagno, avverrà solo ai campionati giovanili, prima Allievi (con Eugenio Monteforte come primo allenatore) e poi Juniores.

La memoria storica di uno dei “ragazzi” di allora ci snocciola una formazione juniores del ’63/64 : 1 Gavazzi Mario, 2 Chiossone Dino, 3 Profumo Luciano, 4 Calcagno Bartolomeo “Berù”, 5 Chiossone Lorenzo, 6 Damonte Lazzaro “Balin”, 7 Domaneschi Mario, 8 Calcagno Silvio “Peghiggia”, 9 Giusto Gian Gian, 10 Valle Tino, 11 Schelotto Emanuele. Allenatore Puccio Mura e dal girone di ritorno Carletto Damonte “Bagheu”.
Calcio veramente d’altri tempi, solo un anno prima il Brasile dei Garrincha, Didì, Pelè (sostituito da Amarildo in quanto infortunato) ha vinto la sua seconda Coppa Rimet ai Mondiale del ’62 in Cile, la grande Inter del binomio Angelo Moratti – Helenio Herrera (illuminata dai lunghi lanci di Luisito Suarez) ha appena vinto il suo primo scudetto, mentre per la prima volta una squadra italiana (il Milan di Nereo Rocco, reduce da Padova dove aveva inventato il “catenaccio”) sale sul tetto d’Europa, vincendo la Coppa dei Campioni, grazie ad una doppietta di Josè Altafini, splendidamente lanciato a rete dal golden boy Gianni Rivera, sotto la sapiente regia di Dino Sani.
E’ questo il calcio in bianconero che i tifosi arenzanesi vedono nelle Tv dei bar del lungomare, per poi seguire la domenica la squadra “del paese” nelle trasferte. E già, perché anche il campo di casa non è ad Arenzano, bensì ospite, ad ogni stagione, di qualche società limitrofa, grazie all’impegno e la passione di dirigenti come Silvestro Scarsi, Angelo Ferro (nel suo bar si mangiava la miglior focaccia al formaggio della Liguria), il “maestro” Elena, il sarto “Baciccin” Calcagno, Gianni Pagani, Oreste Pacini, Francesco Mura, Aristide Dotti ed il guardialinee per antonomasia Franco Rodà.
Intanto, dalle giovanili si passa ad iscrivere la squadra ai campionati “dei grandi” e ci piace ancora stilare una formazione della prima squadra verso la fine dei mitici anni ’60: 1 Robello Ubaldo, 2 Chiossone Dino, 3 Calcagno Gianni “Siaula”, 4 Calcagno Giacomo “Chebò”, 5 Salomone Gianni, 6 Damonte Carlo “Bagheu”, 7 Censini Gianni, 8 Zannini Mede, 9 Delfino Giovanni “Ciuffa”, 10 Rumazza Elvio, 11 Bigazzi Mauro. Allenatori Benito Danzani e successivamente Mario Zacconi (entrambi tra i fondatori dell’AIAC Liguria). Ad arricchire la rosa ed altrettanto meritevoli di una maglia da “titolare”: Chirone Vincenzo, Mosconi Angelo “Giulin”, Elviro Giancarlo e gli allora giovanissimi Zannini Claudio, Damonte Nico “Balin”, Varona Aldo e Gambino Luigi, come pure gli ex juniores degli esordi.
Lungo elenco di nomi, ai quali ne sarà di certo sfuggito qualcuno, occasione ulteriore di discussione per i capannelli di amici che in piazza “Carretto” alternano l’oggetto del contendere fra il pane quotidiano degli “sfottò” fra genoani e doriani ed i ricordi d’un tempo, ricchi di aneddoti di calcio locale su campi infuocati, tipo il Torbella di Rivarolo (nel ’66 arrivarono i pompieri a “bagnare le polveri” dei contendenti).

La storia più recente parla di una squadra che ha raggiunto il top in Serie D e che ora sta soffrendo in Eccelenza, ma forse è anche perché gli arenzanesi non sentono per questa squadra la partecipazione che provavano per la “vecchia” Arenzano.

Si ringrazia Claudio Nucci per averci inviato questo suo articolo, già pubblicato su Genova24 quando Cronache Ponentine era… ancora da pensare!