RIFIUTI OSPEDALIERI, ALLARME DELLA ASL

RIFIUTI OSPEDALIERI, ALLARME DELLA ASL

Ad Arenzano previsto un impianto per smaltire 15mila tonnellate a rischio infettivo

 

Giuseppe Filetto – La Repubblica, 30 Agosto 2012

 

Un impianto in grado di smaltire ogni anno 15mila tonnellate di rifiuti sanitari, a rischio infettivo. Una montagna di avanzi provenienti da ospedali, ambulatori, laboratori di analisi della Liguria e forse anche dalle regioni limitrofe. Tutto ciò è destinato ad essere raccolto e distrutto ad Arenzano, nella cittadina rivierasca dove il sindaco è saltato sulla sedia quando lo ha saputo. Così come sono rimasti sorpresi i vertici della Asl Tre.

Maria Luisa Biorci (eletta lo scorso maggio) è stata informata soltanto l’altro ieri: «A cose fatte», dice lei. L’autorizzazione alla realizzazione dell’impianto è firmata dalla Provincia nonostante l’Istituto Superiore della Sanità abbia dato parere negativo, così come l’Ufficio Igiene della Asl Tre, entrambi gli enti preoccupati dei pericoli che un impianto del genere porti vicino al centro abitato. Tant’è che il direttore, Lorenzo Marensi, ha chiesto un incontro urgente con il sindaco. Si vedranno domani.

Il centro raccolta e smaltimento dei rifiuti ospedalieri dovrebbe essere realizzato nella zona di Pian Masino (nelle aree limitrofe alla ex Stoppani) da parte della “Eco Eridania”, che ad Arenzano possiede già un impianto per la cremazione di animali domestici. La società, controllata al 38% dal Fondo Italiano di Investimento (a sua volta controllato da Confindustria, Intesa-San Paolo, Unicredit, Monte dei Paschi e dal Ministero dell’Economia) prevede un investimento di 11 milioni di euro per trasformare gli scarti sanitari in combustibile.

Secondo quanto dice il sindaco, ad Arenzano sarebbe previsto un impianto termico per la distruzione dei germi contenuti in siringhe, garze, cannule, flebo, avanzi delle sale operatorie e residui organici provenienti dagli interventi chirurgici; inoltre, un trituratore meccanico per ridurre in polvere i materiali che poi saranno trasferiti in Sardegna per essere bruciati. A Cagliari, infatti, la “Eco Eridania” (vanta 3500 clienti tra ospedali, cliniche private, case di riposo, laboratori di analisi e canili) possiede due impianti di incenerimento.

«Un sistema del genere non è riconosciuto dall’Istituto Superiore della Sanità, tanto è vero che ne ha dato parere negativo – sottolinea Maria Luisa Biorci, medico di professione -: non si conoscono le ricadute sull’ambiente, quindi sull’effetto combinato termico-meccanico sulla popolazione; non capiamo però come la Provincia lo abbia autorizzato». L’impianto, però, è stato valutato nel luglio e nell’ottobre 2001 da ben due sedute della Conferenza dei Servizi, alla quale hanno partecipato tutti i soggetti interessati all’operazione, quindi anche l’allora sindaco del Comune di Arenzano Luigi Gambino o un suo delegato. Nel gennaio 2012 l’autorizzazione è stata trasmessa attraverso una lettera di posta elettronica all’Ufficio Ambiente. «Una cosa del genere, un intervento così importante sul territorio non può essere passato sotto traccia – denuncia Maria Luisa Biorci – non posso credere che nessuno sapesse nulla; peraltro, né in giunta, tantomeno in consiglio comunale si è mai parlato di ciò».

C’è di più. L’attuale sindaco sospetta che l’impianto di Arenzano, in grado di “lavorare” 15mila tonnellate all’anno, sia dimensionato non solo per raccogliere e smaltire rifiuti sanitari a rischio infettivo provenienti dagli ospedali e dalle strutture liguri, ma anche da altre zone. Infatti, un ospedale di medie dimensioni, di circa 500 posti letto (come Galliera, Gaslini e Villa Scassi) produce circa 300 tonnellate di scarti all’anno, con un costo (raccolta e distruzione) di circa 1 euro a chilo. Si valuta che tutte le strutture sanitarie della Liguria ne producano non più di 5mila.

 

 

I particolari:

La zona – Il sito è localizzato a Pian Masino, sul confine tra Arenzano e Cogoleto, in aree attigue alla ex Stoppani.

L’apparato – Un sistema termico-meccanico in grado di trattare rifiuti sanitari come siringhe, cateteri ed avanzi organici.

I rischi – L’Istituto Superiore della Sanità è contrario perché non si conoscono le ricadute su ambiente e popolazione.