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Musica in Pillole – La Danza Macabra di Saint Saens

Federico Vallerga

Federico Vallerga, musicista arenzanese di flauto traverso laureato al Conservatorio “N. Paganini” di Genova, è docente di flauto presso l’Accademia musicale Teresiana di Arenzano e direttore dei corsi di avviamento bandistico dell’associazione culturale della Banda Musicale A. Parodi di Arenzano. Appassionato ascoltatore di musica di ogni genere e tempo, ci porterà in un viaggio attraverso brani e opere da gustare su questa rubrica per trascorrere qualche minuto all’insegna della buona musica.

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Oggi vorrei affrontare, non senza operare un brusco salto temporale e stilistico rispetto al precedente ascolto dell’Overture del Cello Concerto di Gulda – a cui voi gentili ascoltatori, immagino, sarete peraltro abituati – il tema della musica parodistica, e credo non ci sia musica più appropriata e rappresentativa della “Danza Macabra” di Camille Saint Saens, un compositore, pianista e organista francese del XIX e XX secolo. Questa musica mi aiuta anche ad esprimere un concetto importante per cui talvolta, soprattutto nella musica cosiddetta “colta”, sia veramente importante, se non fondamentale, un’adeguata preparazione, ma, si badi bene, non per una semplice e superflua questione di riguardo nei confronti della musica, bensì per godere appieno dello spettacolo e vivere più in prima persona tutte le emozioni che maggiormente scaturiranno da un ascolto più coinvolto, e vorrei perciò fare con voi – se me lo consentite – un esperimento: ascoltate subito il link di seguito, successivamente proseguite a leggere quanto riportato nello scritto che segue e riascoltate, se avete pazienza, la musica in questione.

 

Danza Macabra op. 40 di C. Saint Saens sotto la direzione di Gustav Dudamel:

http://www.youtube.com/watch?v=FIrpp-inOpM

 

La Danza Macabra, che è anche un tema molto frequente nell’iconografia medievale, non è altro che una parodia ispirata ad un testo di Henri Cazalis, la cui traduzione è la seguente, dove la Morte viene impersonata da un violino scordato:

« I raggi della luna filtrano a intervalli fra nuvole a brandelli. Dodici cupi rintocchi risuonano dal campanile della chiesa. Svanito l’ultimo di essi, si odono strani rumori dall’attiguo cimitero, e la luce della luna investe una fantomatica figura: la Morte, che suona il violino, seduta su una pietra tombale. Si odono strida dai sepolcri circostanti e il vento ulula fra le cime degli alberi spogli.

Le note sinistre dello scordato violino della Morte chiamano i morti fuori dalle tombe; e questi, avvolti in bianchi sudari, volteggiano attorno in una danza infernale. La quiete del sacro recinto è distrutta da grida sorde e risa orribili. La ridda degli scheletri, col rumore secco delle ossa, diviene sempre più selvaggia, e la Morte, nel mezzo, batte il tempo col suo piede scricchiolante di scheletro. Improvvisamente, come presi da un sospetto terribile, i morti si arrestano. Nel vento gelido si sentono le note della Morte. Un fremito percorre i ranghi dei trapassati: i teschi sogghignanti si rivolgono in ascolto verso la pallida luna. Ma le note stridenti della Morte di nuovo rompono il silenzio, e i morti riprendono a danzare più selvaggiamente di prima. L’ululo del vento si unisce al coro dei fantasmi, gemendo fra i rami nudi dei tigli. D’improvviso la Morte smette di suonare, e nel silenzio che segue si ode il canto del gallo. I morti si affrettano verso le tombe e la fatale visione svanisce nella luce dell’alba. »

Il Genio di Saint Saens ha quindi rappresentato in musica questa scena e, per meglio aiutare gli ascoltatori, vi suggerisco questa efficacie guida all’ascolto che riporto integralmente dalla fonte www.wikipedia.org:

“I dodici rintocchi della mezzanotte sono eseguiti pizzicando una corda d’arpa (quella del Re).

Si odono strani passi nel cimitero, riprodotti da un contrabbasso pizzicato e allora appare la Morte che suona il violino. Il violino della Morte, oltre ad avere la corda più alta “scordata” appositamente, suona anche in tonalità sbagliata: infatti esegue degli accordi di Mi minore, mentre il brano è in Mi maggiore. Questo tema, il tema del richiamo, rappresenta la Morte che accorda il violino ed è costituito da tre suoni: Re, Mi bemolle e Sol.

Il tema A rappresenta i corpi dei defunti che si levano dalle tombe. Tutta la melodia si svolge sulla successione cromatica di sei semitoni: Sol, La bemolle, La, Si bemolle, Si e Do. Inizia con un’introduzione “spettrale” del flauto accompagnato dall’arpa per poi passare agli archi. Una terzina di timpani e riappare la Morte che comincia a suonare la sua lamentosa melodia con il suo violino scordato. Gli scheletri escono dalle tombe: sono rappresentati dal flauto e dopo la loro introduzione sulla scena riappare il violino della Morte. Avvolti in bianchi sudari si mettono a ballare forsennatamente: questa scena è descritta dal violino e dall’orchestra, sotto i rintocchi cadenzati del triangolo e dei timpani, tutti in fortissimo.

La danza vera e propria è formata da contrabbassi e violoncelli (sempre in fortissimo) che ripropongono il tema B inframmezzati da suoni “animaleschi” degli ottoni: le grida e le risa dei defunti. Nel quadro successivo riappare il tema A suonato dal violino scordato della Morte e a intervalli si presenta lo xilofono, una rappresentazione comica del rumore secco delle ossa degli scheletri che danzano. Il tema B diventa una fuga, una variazione sul famoso tema del Dies irae, suonato da tutta l’orchestra e poi presentato prima dai legni e poi dai tromboni. Un’altra variazione sul tema B: introduzione del violino, passaggio ai legni, ritorno al violino e ripresa da tutti gli archi. Il silenzio è rotto dalla Morte che riprende a suonare prima il tema A e poi il tema B, sotto forma di canone, presentato da violino, trombe e xilofoni. A questo segue un breve tema di passaggio eseguito dall’orchestra al completo, poi decrescere in un pianissimo: l’orchestra ripropone frammenti del tema A interrotti dal rullare in crescendo dei timpani. Il tema passa poi alle trombe.

Inizia un folle crescendo: gli archi imitano le folate del vento mentre il violino scordato suona di nuovo il tema A e il tema B (quest’ultimo variato): il crescendo arriva a un fortissimo, fatto dalla sovrapposizione del tema A suonato dagli archi e del tema B, riproposto dagli ottoni, il tutto scandito dall’assordante esplodere degli archi. Persino il vento (rappresentato ancora dagli archi) si unisce al coro degli spiriti (orchestra). Improvvisamente si arresta tutto. Si sente solo un oboe, che rappresenta il canto del gallo, ovvero l’alba. Un rabbioso colpo di timpani e il tremolo d’archi segna la fine della ridda e la Morte, vinta dall’arrivo dell’alba, suona il tema conclusivo con il suo scordato violino. La scena (e la composizione) si conclude con un pizzicato d’archi.”

 

Ecco qui una versione corredata di video esplicativo, buon ascolto!

http://www.youtube.com/watch?v=8tMJKSol8CI