Sembra essersi definitivamente conclusa la questione che da anni si trascina in merito alla pretesa da parte dei gestori di servizio idrico integrato del pagamento – da parte degli utenti – della famigerata tariffa di depurazione.
La Corte di Cassazione infatti – con ordinanza 20361/2023 – ha statuito che non può più essere applicata la tariffa per le utenze servite da impianti di depurazione che svolgono un trattamento non appropriato in base alla normativa vigente. La decisione ha efficacia dal 14 luglio scorso (data dell’ordinanza) e lascia aperta la teorica possibilità della ripetizione di quanto indebitamente pagato dagli utenti negli ultimi dieci anni.
La decisone ha particolare rilievo su Arenzano, dove l’impianto AMTER di Punta San Martino non svolge una completa attività di depurazione dei reflui volta alla rimozione degli inquinanti presenti nelle acque di scarico. La stessa AMTER nelle bollette recapitate in questi giorni agli utenti di Arenzano ha preso atto dell’ordinanza della Cassazione e ha inserito, tra le altre, questa comunicazione:
“ESENZIONE APPLICAZIONE TARIFFA DEPURAZIONE Si informa la Gentile Clientela che con efficacia dalla data del 14 luglio 2023, non sarà più applicata la tariffa di depurazione per le utenze sottese agli impianti di depurazione per i quali il trattamento svolto non risulta appropriato in base alla normativa vigente, in ottemperanza alle disposizione della Corte di Cassazione di cui all’ ordinanza n. 20361/2023. Si informa inoltre che sono in corso di definizione da parte dell’Ente di Governo d’Ambito le procedure per l’eventuale restituzione delle somme già fatturate e incassate”.
Accertato dunque il buon diritto degli utenti a non pagare questa tariffa si apre ora il tema – tutt’altro che secondario – riguardante i rimborsi delle somme già pagate, che nel complesso, considerato anche l’arco di tempo in gioco, potrebbe riguardare cifre assai consistenti.
